


Anche se l’attuale situazione che tutti noi stiamo vivendo in questo bizzarro 2020 rende più difficile gli spostamenti e il turismo, quest’estate non ho voluto rinunciare a viaggiare. Per questo motivo ho deciso di intraprendere un’esperienza che non avevo ancora avuto modo di provare: il campeggio.
Di seguito ti racconto come è andata, sperando di poterti dare spunti e idee per il tuo prossimo viaggio.
Il desiderio di questa nuova esperienza è cominciato già verso la primavera, ormai consapevole del fatto che bisognava trovare alternative ai classici viaggi fatti finora. Per di più mio fratello Andrea ad agosto era pronto a spegnere 30 candeline. Un traguardo importante che meritava qualcosa di particolare e interessante. Quale migliore occasione, dunque, per poter vivere questa nuova esperienza?
L’idea dunque c’era, ora mancava solo la destinazione. Ecco, dove? Il Regno Unito, dove entrambi viviamo, offre ottime possibilità per questo tipo di vacanze. Dopo un po’ di ricerche, il posto migliore dove poter trascorrere qualche giorno immerso nel verde è risultato essere nel sud-ovest dell’Inghilterra. Qui, in particolare, si trova il Dartmoor National Park (dartmoor.gov.uk), l’unico parco nazionale inglese dove è possibile fare wild camping, o campeggio libero. Con questo termine si intende poter liberamente bivaccare con la propria tenda fuori da aree preparate e predefinite per un massimo di 2/3 giorni. Bellissimo.
Cosa c’è di meglio che poter esplorare le bellezze che la natura ha da offrirci e poter passare la notte accampati in tenda immersi nel verde e lontani dalla vita frenetica delle grandi città?
Scelta anche la zona dove viaggiare e la tipologia di viaggio, non restava altro che prepararsi. Essendo la mia prima esperienza di campeggio, non ero ancora attrezzato a dovere per poter affrontare tale avventura. Per questo motivo ho dovuto fare ulteriori ricerche su internet e guardare vari tutorial per poter capire quale fosse il materiale di cui avevo bisogno. In questo modo avrei potuto fare la scelta migliore su quale attrezzatura comprare senza rischiare di fare acquisti inutili. Nel video di seguito spiego tutto quello di cui avrai bisogno per poter intraprendere un viaggio come il mio. Spero che il video possa aiutare soprattutto chi, come me, è ancora un principiante.
Una volta scelto Il Dartmoor National Park come fulcro centrale della nostra avventura, bisognava scegliere altre potenziali destinazioni da poter esplorare. Con l’aiuto della mia ragazza, Jessy, e della ragazza di mio fratello, Silvia (gli altri membri del gruppo di viaggio), in pochi giorni siamo riusciti a individuare altre località da sogno irrinunciabili. Ovviamente avendo pochi giorni a disposizione abbiamo dovuto fare una selezione, escludendo alcuni luoghi fantastici che sono certo avrò modo di vedere molto presto.
Piccola nota: io sono da sempre un gran sostenitore dei viaggi in stile “on the road“. Non amo particolarmente le grandi programmazioni e credo che la bellezza del viaggio stesso risiede nel perdersi per scoprire posti incredibili nascosti agli occhi dei più. Purtroppo però, in questa situazione particolare legata al covid-19, è risultato indispensabile dover fare una pianificazione anticipata. Molte attrazioni, infatti, richiedevano una prenotazione per poter gestire il flusso di turisti e minimizzare così il rischio di contagio e possibili assembramenti.
Dopo tanta pianificazione e dopo essere riusciti a mantenere in segreto il viaggio, è finalmente arrivato il grande giorno della partenza. La sorpresa a mio fratello, ignaro totalmente di quello che avevamo progettato, è riuscita alla perfezione. Salito nella nuovissima Renault Clio che abbiamo appena noleggiato, gli sveliamo l’idea del campeggio e il piano dei prossimi giorni: è al settimo cielo. Anche noi lo siamo. Io, in particolare, ho cercato di organizzare questo viaggio con lui da tanto tempo senza esserci mai riuscito. Finalmente il sogno era diventato realtà.
Partiamo alla volta del Dorset, contea nel sud-ovest dell’Inghilterra a circa 2 ore di macchina da Londra, dove abbiamo deciso di passare la prima notte. Restando in tema campeggio, abbiamo trovato una bella fattoria, attrezzata con tende già montate. Una volta arrivati lasciamo le nostre cose e ci sistemiamo. Le tende sono ampie e spaziose, ma non pulitissime. Non fa niente. Siamo in mezzo alla natura, siamo pronti anche a questo. Non c’è tempo per soffermarsi su queste cose. È quasi buio e abbiamo deciso di andare al vicino market per comprare qualcosa da mangiare da fare alla griglia.
Di ritorno dal centro del paese ci adoperiamo subito per fare il fuoco. Il cielo ormai si è oscurato ma le temperature ci sono amiche e riusciamo comunque a trascorrere una piacevolissima serata davanti al fuoco tra spiedini, pizza e i più suggestivi marshmallows.
Dopo una piacevole notte passata in mezzo alla natura lasciamo le campagne per dirigerci verso la costa del Dorset. Tappa quasi obbligatoria se si passa da queste parti è indubbiamente la spiaggia di Durdle Door, una delle più famose e fotografate di tutto il Regno Unito. Fa parte della Jurassic Coast, un circuito litorale che si estende per oltre 150 chilometri da Exmouth (Devon) fino a Studland Bay (Dorset). Il suo nome deriva dagli strati geologici e dai fossili databili al periodo Giurassico, Triassico e Cretaceo venuti alla luce grazie alle continue erosioni avvenute nel corso del tempo (jurassiccoast.org). Dal 2011, per di più, è stata inserita nella lista dell’UNESCO e riconosciuta come patrimonio dell’Umanità, rappresentando l’unico sito naturale inglese di questo speciale elenco.
Per raggiungere la spiaggia posteggiamo la macchina in uno spazio appositamente allestito. Ci rendiamo conto sin da subito che troveremo la spiaggia sovraffollata, a causa del caldo anomalo. Anche se i nostri piani non prevedono una permanenza prolungata, decidiamo comunque di ridurre ulteriormente la visita, anche considerato il momento storico che stiamo vivendo.
Arrivare ad ammirare la bellezza della costa comporta un po’ di tempo e fatica: ci vogliono infatti circa 20 minuti per raggiungere a piedi la spiaggia dopo aver attraversato un tratto di bosco e uno di costa scosceso. Ma lo sforzo viene immediatamente ripagato dalla vista mozzafiato che ci troviamo dinanzi: sfumature di blu che dipingono il mare, onde che dolcemente si infrangono contro le scogliere che creano forme incredibili e uniche come appunto l’arco che si erge a pochi metri dalla spiaggia e che rende questo luogo magico e immediatamente riconoscibile. Dopo qualche foto di rito e alcuni minuti passati ad ammirare la naturale bellezza della costa, decidiamo di tornare verso l’auto per dirigerci verso ovest, dove ci aspettano nuove avventure nel Devon e nel Dartmoor National Park.
Dopo poco meno di 2 ore raggiungiamo il Dartmoor National Park. Grazie all’aiuto di un’ottima guida comprata pochi giorni prima decidiamo in quale parte del parco recarci e soprattutto quale percorso affrontare. L’area, infatti, si estende per diversi chilometri e comprende vari tracciati che si dividono in base al loro livello di difficoltà e al tempo medio impiegato per poterli completare. Per di più, non in tutte le zone è possibile effettuare campeggio libero e per questo motivo un’attenta programmazione è molto importante per evitare pericoli e problemi con le leggi vigenti.
Deciso quale percorso intraprendere, posteggiamo e prepariamo lo zaino, assicurandoci di alleggerirlo quanto più possibile senza ovviamente dimenticare l’essenziale: tenda, sacco a pelo, borraccia, torcia, cambio per la notte, mappa, e macchina fotografica. Sappiamo che dobbiamo partire leggeri perché ci aspettano varie ore di escursione e dobbiamo riuscire a trovare una sistemazione per le tende prima che faccia buio.
Dopo un iniziale tentennamento, riusciamo a imboccare il sentiero corretto e cominciamo a esplorare la natura incontaminata che ci circonda. Il paesaggio presenta prevalentemente una vegetazione bassa la cui colorazione sfuma dal verde chiaro dell’erba e dei cespugli, passando per tonalità più accese come il viola e il giallo dei fiori presenti in abbondanza un po’ dappertutto. La presenza della fauna locale, fatta soprattutto di varie specie ovine, completa questo idilliaco scenario. Il percorso che affrontiamo si snoda su un dislivello a tratti impegnativo, poiché si sviluppa attorno a una collina, dalla quale è possibile ammirare la vista spettacolare di una porzione del parco.
Tutto procede per il meglio, quando improvvisamente, lungo il cammino, ci imbattiamo in una zona altamente paludosa. Anche se attrezzati con scarponi resistenti all’acqua e, nonostante i vari tentativi per trovare un passaggio che ci possa aiutare a proseguire sul nostro sentiero, dobbiamo ben presto desistere. Siamo ad un punto morto. Cosa fare ora? Provare a fare campeggio bivaccando nelle vicinanze, con il rischio di trovare condizioni meteorologiche avverse (fitte nubi avevano cominciato a imporsi minacciosamente sopra di noi, accompagnate da un vento costante e di media intensità), oppure tornare indietro e intraprendere un nuovo sentiero rischiando di trovarci nell’oscurità totale al momento di montare le tende?
L’esperienza nel Dartmoor National Park stava andando per il verso giusto fino a quando non ci siamo imbattuti in un zona paludosa impossibile da superare. Dopo aver valutato attentamente la situazione, decidiamo che è meglio fare ritorno all’auto. Le condizioni meteo a quell’altezza non sembrano essere benevoli e decidiamo così di non rischiare di passare una nottata in tenda al freddo. In macchina cerchiamo frettolosamente un altro sentiero non troppo distante dalla nostra posizione. Dopo alcune ricerche, Andrea individua un’area vicina a noi dove è possibile fare campeggio libero. Ci dirigiamo lì, consapevoli che il tempo stringe e il cielo si sta oscurando. Ma non importa. Anche questo è il bello dell’avventura.
Lasciamo ancora una volta l’auto in un parcheggio e ci addentriamo nel sentiero scelto da mio fratello. Ormai è buio. Ci siamo rassegnati all’idea di dover montare le tende nell’oscurità totale. A rendere tutto ancora più complicato è il fatto che ho perso la mia lampada da campeggio. Con quella sicuramente avremmo avuto molta più luce. Invece ho deciso di dimenticarla nella tenda la notte precedente. Per di più era nuova, comprata proprio in funzione di queste situazioni. La cosa mi innervosisce perché non mi piace perdere le cose. Però ormai il danno è fatto. Fa niente, useremo le torce frontali. Ora bisogna concentrarsi per trovare un buon posto dove accampare e cercare di montare le tende il prima possibile.
Sappiamo che il sentiero che abbiamo scelto comincia in prossimità di un lago. Nonostante l’oscurità, ne notiamo la presenza grazie ai riflessi dell’acqua che brillano come diamanti. Il merito è della luna che si rivela sopra di noi in tutta la sua bellezza. La sua luce ci fa da guida e per di più ci regala questo scenario. Pochi istanti più tardi, ci ritroviamo nel bel mezzo di un ponte. Da qui possiamo notare distintamente il rumore delle onde adagiarsi timidamente contro la riva. La bellezza della natura si rivela in tutte le sue forme in qualunque momento.
Appena superato il ponte, proseguiamo il cammino, con la leggerezza nell’anima che solo certi scorci sanno regalarti. Anche questo sentiero si rivela essere in salita, e dopo una breve camminata, decidiamo di non andare oltre. La stanchezza si fa sentire, e la voglia di accampare per riposarsi e sistemarsi è tanta.
Individuata una delle poche zone piane e libere da piante e arbusti, ci mettiamo subito all’opera per montare le tende. Ci dividiamo in due gruppi: Andrea e Silvia da un lato, io e Jessy dall’altra. Loro sono sicuramente più esperti e veloci nel prepararsi, grazie anche alle loro diverse esperienze passate, e infatti, dopo pochi minuti, sono già pronti. Noi non solo non abbiamo molta esperienza, ma per di più abbiamo una tenda completamente nuova. Andrea ci viene in aiuto e, nonostante qualche iniziale perplessità, in 3 riusciamo a montare la tenda. Ce l’abbiamo fatta. Un piccolo senso di orgoglio mi pervade. Anche se con un po’ di aiuto, posso dire di aver montato la mia prima tenda.
Ci prepariamo per andare a dormire. La giornata è stata intensa ma ricca di emozioni. Le stelle, la luna e i suoni della natura pura e incontaminata ci cullano. Che meraviglia!
La mattina ci svegliamo riposati e pronti per una nuova ed intensa giornata di avventure in giro per l’Inghilterra.Lo spettacolo che ci aspetta davanti a noi una volta usciti dalla tenda è qualcosa di semplicemente indescrivibile. Dalla nostra posizione rialzata possiamo avere una vista completa della natura che ci circonda. Tutti gli elementi che ne fanno parte ci lasciano a bocca aperta. Le verdi colline, il lago azzurro, l’assenza quasi totale dell’uomo in questo piccolo angolo del parco, rende l’atmosfera paradisiaca.
Restiamo ad ammirare questo spettacolo magnifico che potevamo solo immaginare la notte precedente. Forse accampare al buio a volte ha i suoi vantaggi. Facciamo colazione e ci rendiamo conto che il caffè ha tutto un altro sapore di fronte a questa magnifica vista e in mezzo alla natura incontaminata. Resterei tutto il giorno a contemplare i colori sgargianti e i dolci rumori attorno a me , ma nuove avventure ci aspettano ed è di nuovo tempo di prepararsi.
Chiudiamo le tende e prepariamo gli zaini. Facciamo il percorso inverso rispetto al giorno precedente e ne apprezziamo la bellezza, questa volta con il sole caldo e il cielo turchese a prendersi la scena e rendersi protagonisti. Attraversiamo nuovamente il ponte e ci rendiamo conto in quel momento che siamo nel mezzo di una diga artificiale. Chi l’avrebbe mai detto. Rientriamo in macchina e partiamo. Destinazione? Cornovaglia.
Come prima destinazione raggiungiamo Truro, dove abbiamo prenotato un hotel .
Si, abbiamo dormito una notte in albergo.
Può sembrare strano e un po’ fuori luogo considerando la tipologia di viaggio. Il motivo della nostra scelta è però facile da spiegare ed è di tipo pratico e precauzionale. Pratico perché dormire più di 2 notti senza la possibilità di lavarsi poteva risultare incomodo. Avere dunque a disposizione un bagno privato anche solo per una notte avrebbe reso il viaggio più piacevole. Inoltre ancora non sapevamo come sarebbe stata l’esperienza in tenda. Era quindi più sicuro per noi avere una pausa in un hotel nel caso in cui avessimo vissuto questa avventura negativamente, avendo poi a disposizione la terza notte per scegliere cosa fare in base alle nostre sensazioni.
Lasciamo gli zaini grandi in stanza e prepariamo solo l’occorrente per fare una gita fuori porta. La nostra prossima tappa questa volta non è in mezzo alla natura. È piuttosto una cittadina costiera nel sud della regione, Marazion.
Marazion è un paesino che si trova a pochi chilometri dal punto terrestre più occidentale dell’Inghilterra, Land’s End. È famoso grazie a un piccolo isolotto a pochi passi dalla spiaggia locale: St. Michael’s Mount.
Raggiungerlo è possibile solamente in barca o a piedi durante la bassa marea, quando il mare rivela un sentiero di ciottoli che collega la spiaggia all’isola. Sicuramente questa caratteristica rievoca in tutti noi il ben più famoso Mont Saint Michel, nel golfo di Saint Malo in Francia. In realtà non tutti sanno che questi due isolotti hanno molte caratteristiche in comune tra loro. Oltre all’appena citata peculiarità delle maree, il nome è sicuramente un’altro elemento che attira la nostra attenzione.
Il motivo di questa somiglianza è da trovare nella leggenda secondo cui l’arcangelo Michele sia apparso su entrambi gli isolotti. Si dice che il santo abbia deciso di apparire proprio in queste due località poiché qui è meglio rappresentato il rapporto tra l’Uomo e Dio: così come le maree periodicamente uniscono e dividono la terraferma dall’isola, lo stesso succede tra il bene e il male che uniscono o dividono l’Uomo da Dio. In ultimo, è possibile visitare in entrambi i casi i magnifici castelli che si impongono maestosi dall’alto delle isole, rendendo ancora più magici e affascinanti questi luoghi.
Ovviamente non appena abbiamo scoperto su internet questa piccola perla della Cornovaglia, ci siamo immediatamente innamorati e abbiamo quindi deciso che doveva essere una tappa obbligatoria del nostro viaggio. Purtroppo però, a causa delle restrizioni attualmente in uso legate al covid-19 e della concomitanza del fine settimana, non siamo riusciti a trovare posti disponibili per poter entrare nel castello. In compenso però, abbiamo avuto la fortuna di trovare ancora qualche biglietto per poter visitare i rigogliosi e lussureggianti giardini che circondano il castello. Un’ottima occasione anche per poter riuscire ad accedere all’isola.
Lasciata la macchina in un posteggio in prossimità del centro del paese, cominciamo a passeggiare lungo la spiaggia. È sempre bello poter affondare i piedi nudi nella sabbia. Personalmente mi dà un senso di libertà. Anche ascoltare il rumore del mare e delle onde che dolcemente o più fragorosamente si infrangono contro il bagnasciuga mi dà una sensazione di profondo benessere.
Ci godiamo il momento ma il nostro passo deve essere incalzante e costante. Abbiamo comprato dei biglietti e non possiamo fare tardi con il rischio di perdere il nostro turno. La scelta dell’orario è stata attenta e studiata con cura. Oltre a considerare il tempo necessario per spostarci da una destinazione all’altra, dovevamo controllare l’orario delle maree. Infatti l’isola resta aperta solo durante la bassa marea e quest’estate è stato sospeso il collegamento con il traghetto.
Attraversata la spiaggia, giungiamo finalmente in prossimità del percorso di pietra che collega la terraferma all’isola. Camminare sul sentiero mi fa un po’ di effetto, poiché penso che fino a qualche ora prima nel punto in cui cammino c’era solo acqua alta.
Una volta all’interno delle mura che circondano l’isola, possiamo ammirare la bellezza del piccolo villaggio che da secoli siede alle pendici della collina. Tutto è in ottimo stato, anche perché ci sono ancora numerose persone che popolano quest’angolo del mondo 365 giorni l’anno. Mi colpisce sicuramente il piccolo porto. Con la bassa marea sembra essere situato all’interno di mura che si ergono quasi come in sua difesa, per proteggerlo dalle intemperie o dagli attacchi dei nemici, penso tra me e me. In realtà tutto il villaggio mi fa subito viaggiare con la mente in storie epiche di uomini e donne dell’ Inghilterra antica che hanno popolato, vissuto, combattuto, commerciato e costruito proprio li dove ci troviamo noi adesso.
Proseguiamo fino a raggiungere un grande prato verde sul quale molti turisti si rilassano e approfittano del tepore di questa giornata soleggiata. I giardini si trovano appena oltre. Rimaniamo incantati dai colori, da alcune forme perfettamente geometriche e dalla varietà delle specie di fiori e piante che ci circondano e che contribuiscono a rendere questo luogo ancora più incantato. Il tutto in una armoniosa fusione con il maestoso castello sopra di noi e il mare calmo pochi metri sotto di noi.
La visita prosegue con serenità e incanto ma sfortunatamente non possiamo restare a lungo sull’isola. Tra poco il mare comincerà a rimpossessarsi del suo spazio ed è quindi opportuno fare ritorno verso l’auto. Lasciamo questo luogo magico nel sud dell’Inghilterra contenti e soddisfatti pronti per la prossima avventura. È il momento di una nuova riunione di gruppo.
Una volta rientrati in macchina dobbiamo decidere il da farsi. Io e Jessy abbiamo in mente un paio di opzioni, ma vogliamo condividerle con il resto del gruppo. Ci sono tante cose da vedere in questa zona dell’ Inghilterra e purtroppo dobbiamo fare delle scelte e considerare la migliore destinazione.
Io sono affascinato dall’idea di vedere il Minack Theatre, un bellissimo teatro a cielo aperto che si fonde perfettamente e armoniosamente con la scogliera. La vista dall’alto delle rocce è suggestiva e impressionante. Purtroppo non sono riuscito a trovare disponibilità per i biglietti e dunque potremmo solo ammirare questo monumento da fuori senza poter entrarci.
Altra attrazione turistica è il famoso Land’s End, ossia il punto più occidentale dell’Inghilterra (isole escluse). Il luogo in sé non possiede grandi monumenti, ma la vista che è possibile ammirare da qui, soprattutto durante il tramonto, mi fa venire voglia di dirigermi li.
Alla fine però prevale l’opzione suggerita da Jessy. Qualche giorno prima il nostro collega Joe, che è proprio originario di queste parti, ci consiglia di visitare Godrevy Point. Il motivo? Qui risiede una colonia di foche grigie che è possibile ammirare dall’alto della scogliera. Ingolositi da questa idea, alla fine decidiamo di comune accordo di dirigerci verso questa parte settentrionale della penisola.
Una volta arrivati, ci rendiamo subito conto che il clima in quest’area è diverso da dove ci trovavamo prima. Qui infatti trovandoci in una posizione più alta rispetto al livello del mare e meno protetta da case o alberi, siamo direttamente esposti ai venti che soffiano decisi e che rendono decisamente più fresca l’aria. Ci copriamo con una felpa o con una giacchetta e ci dirigiamo in prossimità dello strapiombo, facendo molta attenzione a tenerci comunque a una distanza sicura. Da qui cominciamo a viaggiare con lo sguardo per cercare di capire dove possa essere la baia sulla quale si adagiano le foche.
Dopo qualche minuto di inutili tentativi, constatiamo che le foche non ci sono. Siamo molto amareggiati. L’aspettativa era molta. Scopriremo più tardi che la cala viene occupata da questi mammiferi solo durante la bassa marea, forse perché durante questo lasso di tempo riescono ad avere a disposizione uno spazio più ampio. Noi, avendo da poco lasciato St. Michael Mount a causa dell’alta marea in arrivo, non avevamo pensato a questa eventualità. Ingenuamente ci siamo diretti proprio nel momento in cui il mare si impossessava dell’insenatura.
Anche se delusi, ci godiamo questi minuti apprezzando la vista spettacolare che si erge dinanzi a noi, i profumi e il rumore che ci regala il mare e i colori sfumati che riempiono un cielo ormai orfano del sole. Il freddo incalza ed è quindi il momento di rientrare in hotel. Vogliamo recuperare energie pronti per l’ennesimo giorno di avventura. Domani si viaggia nel tempo tra miti e leggende dell’Inghilterra medioevale.
La giornata comincia con il buonumore. Aver dormito in un letto vero e proprio dopo due giorni di campeggio ti fa apprezzare ancora di più le comodità.
Lasciamo l’hotel e con la macchina decidiamo di dirigerci verso il centro di Truro per fare una visita alla cittadina. Girando a piedi per il centro rimaniamo positivamente colpiti dalla bellezza di questa città medievale che si fonde perfettamente con uno stile più moderno.
Il monumento che sicuramente colpisce di più e che merita una visita è la cattedrale. Costruita a cavallo tra l’800 e i primi ‘900, questo maestoso edificio di culto è uno degli esempi più intensi di neogotico in Gran Bretagna. Rimaniamo impressionati sia dal suo aspetto esteriore, maestoso ed elegante, sia dal suo luminoso e lussureggiante spazio interno.
Dopo una bel giro per il centro arricchito anche da una ricca colazione con vista sulla cattedrale siamo pronti per continuare il nostro viaggio. Dobbiamo dirigerci verso nord-est, dove si trova un’altra sorpresa ad Andrea.
La prossima tappa del nostro viaggio si trova a circa 60 chilometri da Truro.
Torniamo in prossimità della costa e ci dirigiamo verso Tintagel dove ad attenderci c’è un castello. Ma non si tratta di una fortezza qualsiasi, bensì del famoso Tintagel Castle. Anche questa volta dobbiamo fare con la mente un salto nella storia, rievocando quella che è considerata una delle leggende più suggestive di tutto il Regno Unito: il mito di Re Artù. Ancora oggi storia e leggenda si intrecciano, trovando da una parte alcuni storici contrari all’esistenza di questa figura e dall’altro lato vari scritti, testi e racconti dove viene invece esaltato questo personaggio.
Al di là dei dibattiti e dei dubbi storici, è indiscutibile il successo e la popolarità che Re Artù, Mago Merlino e i famosi Cavalieri della Tavola Rotonda hanno avuto su tutti noi sin da bambini. Chi non ricorda semplicemente le avventure di Semola, il futuro Artù, e Mago Merlino nel cartone animato della Disney? Avere dunque la possibilità di vedere da vicino i luoghi e i monumenti che vengono associati a queste storie incredibili ci galvanizza. Non vediamo l’ora di arrivare.
Anche in questo caso è stato necessario comprare i biglietti con anticipo a causa delle strette misure adottate contro il coronavirus. Per fortuna siamo riusciti a trovare posto, e per di più ad un’ora favorevole, prima che tutti i ticket disponibili si esaurissero. Per questo motivo dobbiamo tenere d’occhio l’orologio, anche se in questo caso è più la curiosità e la voglia di visitare il castello che ci motiva ad arrivare quanto prima.
Durante il viaggio notiamo come i cartelli stradali che conducono alle rovine sono abbondanti e ben visibili già alcuni chilometri prima di arrivare a Tintagel, il che denota una sua evidente popolarità. Questo paesino deve indubbiamente la sua fama e la presenza fissa di turisti a quel che rimane della fortezza di Re Artù. Come in tutte le città a ridosso di attrazioni turistiche, anche in questo caso è possibile incontrare in abbondanza negozietti di souvenir e locali che sfornano deliziosi prodotti tipici della zona.
Anche se attratti soprattutto dalle leccornie locali, desistiamo per il momento e proseguiamo fino a raggiungere l’entrata per il castello. L’intero sito dove giacciono le rovine del castello si trova in una zona collinare verde lussureggiante a strapiombo sull’oceano. Su un’altra sporgenza è ben visibile un altro edificio, decisamente più moderno, ma di altrettanta bellezza e fascino: Camelot Castle. Nonostante il nome possa rievocare un castello medievale, in realtà questa struttura è stata costruita solo alla fine dell’800 e ospita oggi un hotel, sicuramente tra i più particolari e affascinanti in circolazione.
Ci addentriamo tra le rovine ed ad ogni passo rimaniamo incantati dalla bellezza del posto, sia per quello che è in grado di rievocare, sia per l’oggettivo fascino di tutto lo spazio che ci circonda. Girandoci in ogni direzione notiamo resti del castello che emergono a volte inaspettatamente dal terreno. Lanciando lo sguardo un po’ più in là notiamo come tutti i dettagli che siamo in grado di individuare con una cura quasi maniacale, scompaiono bruscamente nel nulla. Le meravigliose e imponenti scogliere, infatti, cadono all’improvviso in verticale su un mare dalle molteplici sfumature di blu, trascinando con esse tutti i segreti e i misteri che questo luogo magico racchiude.
Inaspettatamente, sbirciando tra gli scogli, scopriamo una piccola baia, che custodisce una spiaggia di sabbia. Ai suoi lati è possibile notare due grandi grotte, accessibili durante la bassa marea, abbastanza lunghe da non poterne vedere il fondo. Una di esse è chiamata The Merlin Cave, poiché si racconta che il famoso Mago Merlino sia vissuto proprio in questo luogo umido. Al centro, invece, il rumore delle onde duetta con quello di una cascata. Per la prima volta assisto personalmente a uno spettacolo del genere.
Proseguiamo la nostra esplorazione tra i ruderi quando, terminata la prima parte del tour, siamo pronti per attraversare il nuovo ponte che collega i due lati della fortezza medievale. Si pensa infatti che tra il XIV e il XVII secolo il sottile passaggio naturale che collegava le due parti della fortezza sia ceduto. Per più di 500 anni le due metà sono rimaste separate, fino al 2019, anno in cui si è concluso un costoso progetto che ha portato alla luce questa elegante meraviglia architettonica. Oggi il ponte si mostra in tutta la sua bellezza, fondendosi perfettamente con il paesaggio. Inoltre risulta essere molto utile a noi e ai visitatori non più obbligati a scendere e salire i ripidi gradini per poter raggiungere l’altra estremità. Un gran bel vantaggio.
Nell’altra metà del percorso la grande protagonista è la statua di Re Artù. Installata nel 2016, questa struttura di ferro si trova in prossimità della scogliera che si affaccia direttamente sull’orizzonte infinito che divide il mare dal cielo. È soprannominata “Gallos“, che nella lingua cornica significa “potenza” ed è ovviamente un omaggio al personaggio simbolo di questa zona. Un selfie qui è d’obbligo, e anche io non mi faccio sfuggire l’occasione.
Questo è l’ultimo passaggio prima di lasciare questo luogo incredibile. Scendendo le scale, però, decidiamo di soffermarci per qualche minuto in spiaggia per poterla ammirare più da vicino e poter esplorare la famosa casa di Merlino. Ora possiamo dire di essere pienamente soddisfatti del viaggio in questo angolo di mondo davvero unico e suggestivo.
Mio fratello sin da subito ha le idee chiare in merito alla scelta a cui lo abbiamo sottoposto. Tra l’opzione di tornare al Dartmoor National Park e quella di avventurarci verso un nuovo e sconosciuto parco Andrea opta per la seconda possibilità con grande entusiasmo. Anche noi siamo euforici di scoprire nuovi paesaggi e intraprendere una nuova avventura.
Dobbiamo affrettarci a cercare una struttura che ci ospiti per la notte e che si trovi in un’area strategica. L’idea di principio è quella di passare l’ultimo giorno in una zona che sia di strada verso Londra, che ci consenta cioè di non compiere deviazioni larghe e allungare ulteriormente il viaggio in macchina. Osservando attentamente la mappa notiamo una enorme macchia verde che rispecchia le nostre esigenze. Scopriamo che si tratta dell’Exmoor National park, un’area protetta tra le contee del Dorset e del Somerset. Siamo affascinati dal fatto di poter esplorare un’altra contea inglese portando il numero di quelle visitate a ben 4 nel giro di pochi giorni.
Non ci resta che trovare un posto dove dormire. Siamo tutti d’accordo sul fatto che vogliamo ancora fare campeggio, anche se sappiamo che non potremo farlo libero. Poco importa. Speriamo solo di trovare un’area ben attrezzata e non troppo caotica dove poter sistemare le nostre tende e goderci ancora un po’ la natura. Cominciano le ricerche sui cellulari.
Le nostre ricerche ci portano in pochi minuti a scoprire un’interessantissima area campeggio che ospita anche una fattoria. Ne restiamo immediatamente colpiti. Ci affrettiamo dunque a chiamare. Fortunatamente pur essendo una prenotazione last minute, c’è ancora disponibilità e riusciamo ad assicurarci uno spiazzo per le tende. Ora siamo davvero pronti per partire.
Lasciamo la meravigliosa Tintagel e il castello di Re Artù pronti per una nuova avventura. Il viaggio di circa due ore e mezza è piacevole e rilassante. Ben presto notiamo come poco a poco il paesaggio tutto intorno a noi cambia e si tinge sempre più di verde. Anche le strade cominciano ad assumere un’aspetto diverso, diventando più sterrate e isolate. Devo essere onesto: mi piace molto guidare (mi sto anche abituando a condurre a destra) e quello che amo di più è quando mi imbatto in questi percorsi un po’ fuori mano. Credo che la sensazione di libertà e meraviglia che si prova è il mix perfetto per poter descrivere un viaggio on the road.
Durante l’ultima parte del viaggio, cioè quella all’interno del parco nazionale, attraversiamo diversi villaggi tipici inglesi. Dai finestrini della nostra auto ammiriamo meravigliati bianchi cottage con robusti tetti di paglia e raffinati infissi in legno che si alternano con edifici più moderni e colorati che a volte quasi stonano con questa armoniosa atmosfera fiabesca. Da questi ultimi possiamo notare un andirivieni di persone che entrano ed escono da porte il più delle volte antiche e scricchiolanti. Molto spesso si tratta di negozietti che vendono prodotti tipici o piccoli capolavori artigianali. In altri casi si tratta di minimarket.
I nostri occhi, però, si soffermano sempre su quelli che vengono considerati uno dei simboli più rappresentativi della cultura anglosassone: i pub. Questi hanno il grande potere di essere in grado di farsi notare anche in mezzo a strutture di ineccepibile splendore architettonico. Credo che il segreto stia nel loro innato fascino che si portano dentro da anni e che sono in grado di esprimere in maniera semplice e naturale. Attraverso un’insegna a volte anche un po’ arrugginita, riescono a rievocare la cultura e la storia gloriosa non solo del locale ma di tutta l’Inghilterra.
Dal canto loro, anche gli uffici postali, o post office come si dice da queste parti, racchiudono gelosamente i ricordi di un’ Inghilterra che non c’è più e rappresentano forse meglio di qualunque altra cosa l’avanzare imperterrito del tempo. E se qualche struttura riesce ancora a conservare i segreti di generazioni passate, altre ahimè si sono trasformate in moderne basi operative di smistamento di pacchetti e lettere.
Una volta lasciato l’ultimo paesino prima di raggiungere il camping, attraversiamo una rigogliosa zona collinare. Lo spettacolo è idilliaco e più volte ci fermiamo per scattare qualche foto. Il bello del viaggio è quasi sempre il viaggio stesso. A farci compagnia ci sono anche cavalli e pecore che serenamente pascolano intorno a noi. A dire il vero alcune volte ci siamo imbattuti in intere greggi che hanno occupato quasi per intero la strada. Un’irrompente suonata di clacson e qualche gesto dai finestrini hanno comunque risolto il problema in breve. Piacevoli inconvenienti di viaggio.
Arriviamo a destinazione sul tardo pomeriggio. La struttura scelta per l’ultima notte e la Burrowhayes Farm. Appena arrivati incontriamo il proprietario del campeggio, il quale ci mostra il nostro spazio sul quale montare le tende. C’è ancora un pò di luce ma non possiamo permetterci di rilassarci troppo. Abbiamo ancora molte cose da fare. Il lato positivo, però, è che questa volta abbiamo la possibilità di sistemarci senza particolari intoppi. Colgo questa occasione come una sfida e decido di montare la tenda da solo e senza aiuto. Ormai ho imparato e in pochi minuti riesco a costruire da zero tutta la struttura. Sono entusiasta. Siamo comunque tutti al lavoro per preparare i posti letto e prepararci per la notte.
C’è però ancora da pensare alla cena e per questo motivo decidiamo di andare al paese più vicino per comprare qualcosa da mettere sotto i denti. Quando eravamo a Truro io e Jessy abbiamo trovato in un negozio un barbecue portatile, che abbiamo deciso di acquistare proprio per occasioni come queste. Decidiamo quindi di viziarci con una gustosa cena a tema BBQ.
La serata è tiepida e piacevole. Ancora una volta veniamo stregati dalla magica atmosfera che si vive di notte attorno al fuoco e coperti da un tappeto infinito di stelle brillanti. Dobbiamo solo essere più attenti a mantenere un tono di voce basso a causa dei molti vicini di tenda già a riposo, ma la bellezza della vista sopra di noi già ci spinge a goderci il momento centellinando le parole. Andiamo a riposare decisamente con l’animo leggero.
Il mattino seguente ci svegliamo presto. In primis perché il sole è già attivo da diverse ore e ha avuto modo di surriscaldare le nostre tende. Il secondo motivo è invece legato alla gran vivacità che si respira tutto intorno a noi. Se non fosse stato per il calore quasi insopportabile emanato dalle nostre tende, ci saremmo infatti svegliati tra le grida dei bambini o i rumori di chi ha già voglia di rendersi utile di prima mattina. La cosa comunque non ci disturba particolarmente e, al contrario, ci ravviva immediatamente.
È comunque l’ora giusta per una ricca colazione. Abbiamo da provare ancora gli scones che abbiamo comprato il giorno prima. Una delizia. Un’ottima carica di energia è quello che ci vuole per cominciare con il piede giusto la giornata. Siamo curiosi di scoprire la zona attorno al camping e per questo motivo ci sistemiamo velocemente. Vogliamo infatti sfruttare al meglio quest’ultimo giorno che ci è rimasto. Nel prepararci rimaniamo tutti molto impressi dalla pulizia e organizzazione perfetta del camping. È stata davvero un’ottima scelta.
Carichiamo tutto in macchina e siamo pronti per fare un’ultima escursione attorno alla struttura. Abbiamo letto che ci sono percorsi molto interessanti e non vediamo l’ora di scoprirli. Facciamo però prima una breve passeggiata nella piccola fattoria adiacente al camping. Notiamo un bellissimo e rigoglioso melo all’ingresso. È un’esplosione di colori e vita. Decidiamo di provarne i frutti raccogliendo alcune mele appena cadute. Sono dolcissime e squisite. Nella stalla che si trova appena dietro alcune postazioni sono vuote, mentre altre sono occupate da alcuni simpatici e mansueti cavalli. Che meraviglia.
Quasi per caso riusciamo a incontrare Andrea e Silvia lungo il sentiero che ci riporta verso la macchina. Siamo contenti di averli ritrovati e non vediamo l’ora di condividere le nostre esperienze e quello che abbiamo visto in queste ore in cui eravamo divisi. Abbiamo molto di cui parlare e per questo motivo decidiamo di farlo davanti a un buon piatto caldo.
Ci dirigiamo a Porlock, piccolo paese a pochi passi dal campeggio e dal bosco. Non appena arrivati, rimaniamo incantati dalla sua bellezza. Anche qui il tempo sembra essersi fermato e lo possiamo notare soprattutto all’interno dei negozietti e dei pub e bar che visitiamo. In particolare, il Bottom Ship, è un pub che risale al quindicesimo secolo ed è per questo considerato uno dei più antichi della zona. Anche se non abbiamo avuto la fortuna di mangiare qui, siamo riusciti a entrare e a farci un giro al suo interno per poterne ammirare lo splendore e il fascino del suo glorioso passato.
Emozioni e suggestioni simili, invece, le abbiamo provate quando ci siamo fermati per una merenda al Whortleberry tearoom. Questa sala da tè è davvero un luogo magnifico che ti aiuta a vivere appieno l’esperienza culturale del tè in Inghilterra. Noi siamo rimasti impressionati dal set di porcellana antica con il quale vengono serviti pregiati tè e gustose torte. Con questo incantevole villaggio, abbiamo l’ennesima prova che quest’area racchiude una speciale atmosfera, da ovunque la si osservi. È stata davvero una piacevolissima scoperta e raccomandiamo a chiunque abbia intenzione di passare di qui a soffermarsi per ammirarne la sua bellezza.
Ritorniamo verso l’auto consapevoli che la nostra esperienza da queste parti è ora davvero finita. Bisogna far ritorno a casa. L’ultima parte del viaggio verso Londra è piacevole anche se come sempre accade in questi casi, il ritorno sembra sempre infinito rispetto all’andata.
I luoghi, i piatti, le persone e gli attimi più piacevoli vissuti durante questi giorni sono argomento di discussione durante queste interminabili ore. Aiutano a rendere il viaggio un po’ più leggero e spensierato. D’altronde le avventure sono fatte per essere vissute e ricordate per sempre. O almeno fino al prossimo viaggio.